Come valutare la qualità di un capo di abbigliamento

C’è chi riesce a fare valutazioni sulla manifattura e la qualità di un indumento soltanto con uno sguardo, ma servono anni di pratica e presenza nel settore per arrivare a questi livelli: riconoscere un tessuto implica l’utilizzo di più sensi, dal tatto all’olfatto, di sguardi attenti anche ad i minimi dettagli che in alcuni casi permettono addirittura di captare se un capo sia Made in Italy o meno.

La differenza tra lo stile e la moda è la qualità.

 

Non è necessario però essere esperti dell’arte della sartoria o appassionati del settore per fare una veloce valutazione al momento dell’acquisto, di seguito troverai alcune dritte fruibili già dalla tua prossima compera.

Cuciture:

Le cuciture, quindi l’elemento chiave in fase di assemblaggio di un capo confezionato su misura, rappresentano uno dei punti su cui focalizzarti nell’”analisi” di un capo.

Tatto – La vera cucitura sartoriale viene realizzata unicamente in filo in fibra di cotone, la cui resistenza differisce da qualsiasi altro filato: se tirando la cucitura di un capo quest’ultima si spezzerà, vorrà dire che è stato utilizzato un filato in nylon, assolutamente non ammesso in ambito di produzione sartoriale per via della scarsa tenuta alla sollecitazione del tessuto.

Vista – Le cuciture sartoriali sono simmetricamente perfette: la distanza dei fili sarà identica su ogni lato, per l’interno e l’esterno, poiché in sartoria vengono utilizzate macchine lineari apposite per le cuciture dritte.

È palese dire che un capo sartoriale rappresenta un vero e proprio investimento in termini di qualità e durata, partendo proprio da questi che sembrano gli elementi più basilari.

Per gli indumenti provenienti dalla produzione di massa, per questioni di ottimizzazione delle tempistiche, non vengono utilizzate macchine ad un ago come quelle sartoriali, bensì quelle a due aghi che permettono di creare due cuciture nello stesso momento, ahimè, difformi e distanziate in modo diverso: all’esterno vedremo una cucitura da tagliacuci* ed all’interno una lineare.

Cosa c’è di male se il prodotto finale appare ottimo?

All’apparenza sarà infatti gradevole, ma PESSIMO a livello di fattura. Per seguire questo procedimento vengono utilizzati aghi sempre della stessa misura, ciò spesso danneggia i tessuti provocando addirittura buchi visibili, cosa impossibile nei capi sartoriali in cui la grandezza dell’ago viene scelta appositamente in base alla stoffa.

*nella realizzazione sartoriale l’utilizzo della macchina lineare e quella tagliacuci è complementare, ma non avviene in sincronia come nella produzione industriale; la tagliacuci si utilizza nella parte finale poiché unisce e rifinisce i tessuti in un unico passaggio.

Tessuti:

In riferimento alle cuciture di qualità abbiamo parlato dell’utilizzo di filati in nylon che risultano pessimi e poco resistenti a differenza delle fibre naturali, ma, attenzione, non vale lo stesso per i TESSUTI sintetici.

Nylon, Elastam/Lycra, Modal, Lyocel… non sono tessuti di cattiva qualità per un capo soltanto perché sintetici, ci sono qualità diverse che determinano la durata di un capo e la resistenza ai lavaggi.

Sono tessuti che si adattano al corpo in maniera eccezionale, ideali proprio per esaltare le forme nella loro purezza.

Purtroppo, nei capi provenienti dalla produzione industriale non viene fatta una selezione tra quelli di qualità, perciò ci si ritrova spesso con stoffe sintetiche che si deformano, che hanno un cattivo odore, che causano allergia e perdono colore a contatto con la pelle… anche qui entrano in gioco i nostri sensi: all’olfatto, un filato sintetico da estrazione naturale non presenterà cattivo odore.

Un tessuto sintetico di qualità ben selezionato darà la possibilità invece di realizzare un capo sartoriale letteralmente “cucito addosso” che metterà in evidenza il nostro corpo: reale protagonista della scena.

Cio che è importante in un vestito è la donna che lo indossa.

Preziosità della stoffa:

Quando si parla di un capo prezioso, la risposta è soltanto una: SETA.

Siamo nel 1930, atmosfera cupa ma elegantissima, un abito verde in seta pura accende la scena più intensa ed iconica indossato da Cecilia Tallis (Keira Knightley), nel film “Espiazione”.

Un outift unico, reso tale dalle forme che il leggerissimo tessuto conferisce alle forme del corpo in maniera diversa su ogni donna.

Questo spettacolare gioco è possibile soltanto quando si parla di seta pura, non da prodotti sintetici creati per emularla, quindi: come fare a riconoscerla?

Vista: alla vista la seta risulta molto brillante e capace di creare naturalmente un gioco di luci ed ombre, caratteristica non presente nel sintetico.

Tatto: la seta vera, scivolerà facilmente tra le dita e se strofinata inizierà a riscaldarsi.

La prova finale è quella dell’anello. Far passare il tessuto attraverso un anello determinerà se si tratta di un tessuto puro o meno: la seta sintetica farà fatica a scivolare attraverso, quella pura passerà dall’altro lato senza alcuno sforzo.

I capi realizzati su misura che preferisco indossare sono proprio quelli in seta, proprio per la leggerezza, la comodità ed il movimento che creano sul corpo: avvolgono ma non coprono.

Soft or not?

C’è un secondo tessuto che se non di qualità può causare inconvenienti e determinare quanto un capo sia gradevole in ogni sua parte, a cui prestare quindi molta attenzione; stiamo parlando della LANA.

Nelle collezioni autunno/inverno di qualsiasi brand possiamo trovare innumerevoli capi in lana che apparentemente potrebbero sembrare caldi ed avvolgenti, purtroppo nella maggior parte dei casi ci si ritrova ad acquistare un tessuto a termine della sua vita dopo il primo lavaggio se non prima.

Non c’è cosa più antiestetica di vedere un maglione con trame irregolari e pelucchi che spuntano fuori, di ulteriormente peggiore c’è… sentirli addosso!

Capi di lana realizzati con tessuti di scarto e di ultimissima scelta sono quelli più venduti, anche a prezzi eccessivi e da marchi di livello più alto. È facile farsi ingannare dalla vista di un maglione grande ed avvolgente, spinte dall’entusiasmo di creare un outfit che concili lo stile con la comodità; altrettanto facile è ritrovarsi delusi da una lana scadente e da buttare.

Anche in questo caso utilizziamo tatto e vista per non cadere nella trappola: toccandola, la lana avrà una consistenza morbida e soffice, anche stringendola tra le mani non risulterà rigida o pizzicante.

Alla vista, per quanto siano belli i capi in lana molto molto grande, saranno proprio le fibre a diametro largo quelle da evitare in quanto la lana sottile è quella realmente pregiata.

Far realizzare appositamente un capo in lana selezionata significherà conciliare qualità, unicità, bellezza, durata nel tempo, comodità… in un’unica mossa.

L’errore più comune…

Abbiamo parlato di seta e lana, tessuti diversi e molto singolari utilizzati per determinati periodi ma non ho certo dimenticato quello che utilizziamo quotidianamente ed in ogni stagione, ossia il COTONE.

È il tessuto più versatile in assoluto e compone la maggior parte dei capi in commercio; è inoltre una delle fibre tessili più antiche: ritroviamo le sue origini nella preistoria, nella civiltà della valle delle Indo, ricavato dalla bambagia che avvolge i semi della pianta di origine.

Ne derivano molti tessuti come: il denim, il chintz, il fustagno, le magline, il jersey, ecc…

Come per la lana, il criterio principale è la morbidezza, perciò fidiamoci del nostro tatto piuttosto che dell’etichetta.

La tramatura di un buon cotone risulta compatta e senza irregolarità, a tal punto da non riuscire a vedere attraverso una volta teso.

 Se un capo non presenta queste caratteristiche durerà al massimo per un paio di lavaggi, dopo i quali inizieremo a vedere dei forellini in corrispondenza delle cuciture e l’assottigliarsi dello spessore della stoffa.

Un capo di cotone selezionato vale dieci capi di cotone di scarto.

Se hai delle domande, lascia pure un commento qui sotto: ti risponderò personalmente!

A presto,

Elis

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